Bivacco robinet

Manutenzione sentieri e rifugi

Andar per monti

Grazie al contributo dei soci, il CAI individua, segna e cura i sentieri. Si tratta di un’importante servizio che viene offerto a tutti gli escursionisti per conoscere, valorizzare e tutelare l’ambiente, per entrare in sintonia con esso senza stravolgerlo, ma al contrario rispettandolo.

Tutti possono contribuire a mantenere in efficienza la rete escursionistica, in molti modi.

Innanzitutto partecipando alle uscite organizzate dalle Sezioni e dai gruppi tecnici preposti. Oppure semplicemente seguendo e rispettando i segnavia, evitando scorciatoie. O ancora informando le Sezioni locali del CAI e i gestori dei rifugi di eventuali danni o problemi lungo i sentieri.

Il colore bianco-rosso è il “filo d’Arianna” dell’escursionismo. Il segnale in questi due colori, dipinto lungo la traccia, è necessario per aiutare gli escursionisti meno esperti a camminare con maggiore sicurezza.

Negli ultimi anni il territorio camminabile si è ampliato dall’alta montagna al fondovalle, fino a includere i bacini collinari che caratterizzano gran parte del nostro territorio. Una delle condizioni sufficienti se non indispensabili per l’escursionista è proprio il sentiero. Questa semplice traccia sul terreno, che per decenni è stata sinonimo di mobilità sulla terraferma, era una rete fondamentale per la vita degli uomini delle Terre Alte. 

Oggi, al moderno fruitore dei sentieri sono idealmente affidate la memoria storica e la conservazione di un immenso patrimonio culturale.

L’intervento dell’ex Presidente Generale del Club Alpino Italiano, Annibale Salsa, al convegno Sentieri e salute, i saperi della montagna che aiuta, che si è tenuto il 16 novembre 2008, ha lanciato un chiaro segnale a tutto il mondo della montagna.

Oggi dobbiamo batterci contro la dittatura del “dato egemone della quantità”. Non è necessario cancellare la quantità, ma bisogna riscoprire la qualità. 

La missione del CAI, come recita l’articolo 1 dello statuto, è di far conoscere la montagna e favorirne le escursioni, le salite e le esplorazioni scientifiche. È dunque centrale far conoscere il territorio. Oggi la cultura della velocità rischia di trasformare l’escursionismo, che ha la lentezza come sostanza, in podismo, che è una degnissima attività sportiva, ma non è ciò che fa il CAI. 

La definizione di territorio che preferisco è quella di luogo delle relazioni: la montagna come cornice dell’aver cura dei luoghi e del prendersi cura delle persone. 

Etimologicamente “sentiero” deriva da “sentire”, sentire il territorio e anche per questo l’escursionismo deve essere una modalità dell’esistere. 

L’andar lento per monti, seguendo il filo d’Arianna chiamato “sentiero” ci riporta a questo concetto e allora, confortati da questa guida sicura, riusciamo a dedicare più tempo alle nostre riflessioni, guidati dal motto “un segno per amico”. Tanto più il segno e la manutenzione del sentiero sono in grado di rassicurare l’escursionista, tanto più si potrà ammirare, condividere e conoscere tutto quello che gli sta attorno.

“Sono fiero che un alpinista come Fausto De Stefani, socio onorario del Club Alpino Italiano, ricalchi la linea del mio mandato, il mio pensiero. Un alpinista che ha raggiunto tutti i 14 ottomila, che oggi, dopo un suo personale percorso umano, ripudia il tecnicismo. Perché oggi dobbiamo batterci contro la dittatura del “dato egemone della quantità”, e per questo, come Presidente Generale del CAI, voglio umilmente pormi al servizio della qualità. Non è necessario cancellare la quantità, ma bisogna riscoprire la dialettica quantità, qualità. Non basta più il ruolo che Fausto De Stefani ha come socio onorario del Club  Alpino, lui  dovrà  essere il nostro  testimonial  per questo impegno per  la qualità e il cambiamento. La missione del CAI, come recita l’articolo 1 dello statuto, è di far conoscere la montagna e favorirne le escursioni, le salite e le esplorazioni scientifiche. È dunque centrale far conoscere il territorio. Oggi c’è la necessità di una rialfabetizzazione del territorio per contrastare l’atopìa, cioè il territorio come non luogo. Anche la montagna rischia di diventare un non luogo, così come la cultura della velocità rischia di trasformare l’escursionismo che ha la lentezza come sostanza, in podismo che è una degnissima attività sportiva, ma non è ciò che fa il CAI che, lo ribadisco, invece fa escursionismo. La definizione di territorio che preferisco è quella di luogo delle relazioni. La montagna deve diventare un iperluogo, dunque un luogo delle relazioni ecco perché parlo di montagna come cornice dell’aver cura dei luoghi e del prendersi cura delle persone. Etimologicamente sentiero deriva da sentire, sentire il territorio e anche per questo l’escursionismo deve essere una modalità dell’esistere. I sentieri di salute, titolo di questo convegno, sono dunque i luoghi attraverso cui sentire il territorio, la montagna quindi come iperluogo della cura.”

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